Con cura 

Non era certo la più bella. Né la più intelligente. Ma era lei.
E più si ostinava a ripetere che non esisteva, più gli pareva di vederla, che lo fissava, seduta ovunque non c’era.
Sulla sua sedia, sul letto, sul tavolo della cucina.
Aveva provato a schiacciarla col dito sotto la brace dell’ultima sigaretta, che era diventata la penultima, poi la terzultima, poi una serata intera a fumarla, lei, tutta.
E a maledirla. Era così banale l’amore?
Non avrebbe sprecato altro tempo.
Ma era ancora lì, non riusciva a crederci, che si sforzava di non pensarla. Pur di poterla pensare.
Gli venne da ridere, ma si ritrovò a boccheggiare, assalito da un odore dolciastro che gli stringeva la gola.
Si portò al naso le mani ma no, non l’aveva toccata.
Da dove veniva tutto quel caldo?
Si avvicinò alla finestra, mentre si strappava quasi il maglione di dosso.
E si guardò, sudato, attraverso il riflesso del vetro. Finalmente solo.
Fuori era buio.
Lui si stava squagliando.

 

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